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Visualizzazione dei post da 2015

Il fotografo imbruttito

...ovvero: una nota *dolente* che farà arrabbiare qualcuno, ma quando ce vo’, ce vo’. Partiamo dal presupposto che: .1 Sono un fotografo. Non solo faccio il fotografo, ma lo sono. Me lo sento dentro. Anche il giorno in cui dovessi chiudere baracca e burattini, continuerò a scattare e gestire la fotografia come ho sempre fatto. Amandola, odiandola a volte, ma curandola sempre. Cercando di dare il meglio. Perché essere *amatore* non significa dovere/potere perennemente fare le cose a muzzo^^ .2 Mi ritengo un buon fotografo, brava ma non La più brava. Non il genio dei geni, non il Cartier Bresson della situazione, ma un buon fotografo, sempre alla ricerca del miglioramento. .3 Non amo giudicare, ma mi permetto, a volte, di fare osservazioni. Perché? Perché non sempre quello che vedo mi piace e siccome detesto tenermi dentro le cose e fare sorrisetti di compiacenza, ogni tanto il sassolino me lo tolgo. Detto ciò, perché questa nota? Perché ho visto, non solo ultimamente, ma da un bel pezzo

Empatia

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E' lì, che mi aspetta. Il primo sole del mattino scorre, caldo e languido, sulle sue morbide forme perfette. Forme di donna, mi viene da pensare sorridendo. Sì di una bella, indomabile donna. Mi attende nell'hangar, sornione, come una bella donna al mattino, in attesa di un'ulteriore prova d'amore. Di virilità. Un invito e una sfida. Il rullaggio sulla pista è un dolce preliminare. La spinta, il decollo come l'assalto di una belva furiosa. Un brivido, fors'anche per un infinitesimo istante, di paura e piacere dal cervello al cuore. E oltre. Il volo, un gioco infinito delle parti. Estasi? Forse. Empatia. Parte l'uno dell'altro, le coscienze fuse in una. L'uno il prolungamento dell'altro. Umano e macchina. Ma c'è differenza, in quei momenti? L'urto al suolo è come un pugno nello stomaco. Il ritorno a terra. Alla realtà. Man mano, la sensazione sgradevole di rientrare nel proprio corpo che d'improvviso pare troppo stre

La crisi del foglio bianco

L'idea che ti sfugge; il bianco candido che ti aggredisce la vista e il cervello; lo spazio vuoto che urla e brama di essere riempito mentre tu sei lì che lo fissi e... ... niente! Centordicimila idee si accavallano e si accartocciano nella mente, intersecandosi, intrecciandosi, incasinandosi, senza capo né coda e tu ci sei nel mezzo. Vorresti acchiapparne una, una *valida* e schiaffarla su quel cavolo di foglio, ma... niente! Sfuggono, svolazzano, ti sbeffeggiano e tu sei lì, davanti a quel vuoto assordante che ti grida addosso la sua frustrazione: riempimi! Vestimi! Scrivimi! Disegnami! Imprimimi! Allora, stremato, ci provi: scrivi, leggi, cancelli, riscrivi, rileggi cancelli. Poi lasci tre parole in croce, giusto perché il foglio non resti proprio bianco-bianco. E chiudi. Ma quel candore vuoto è lì che ti rode dentro. Un giorno. Una settimana. Un anno. Poi viene quella mattina/pomeriggio/sera, non importa il momento della giornata, ma tu sai che devi riprendere in mano q

Ci sono luoghi che...

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Ci sono luoghi che è una vita che vuoi visitare, che hanno colpito il tuo immaginario fin da bambino e che aneli di vedere e toccare dal vivo, di respirarne l'aria e l'atmosfera. Ci sono luoghi che reputi lontanissimi, che pensi non visiterai mai, eppure nei quali desideri immergerti con tutta l'anima. Luoghi che percepisci, in un certo senso, come "casa". Sarà solo immaginazione di bimbo, l'influenza di una fiaba raccontata la sera, di un libro, un documentario, un cartone animato, eppure quella sensazione non ti molla neppure da adulto, resta lì e ti fa dire: "Un giorno ci andrò!" Quel giorno è arrivato, e io da là non avrei voluto andarmene mai. Avrei voluto restare, guardare il sole tramontare tra le pietre, respirare l'aria che si faceva umida e profumava d'erba e di fieno. Avrei voluto restare e ascoltare. Il silenzio, i suoni della natura, il fruscio delle ali dei corvi che, altezzosi guardiani, osservavano tutti dall'alto

Ritorno al passato - La Mille Miglia

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E' incredibile quanto siamo affascinati quasi più dal passato che dal futuro. I ricordi perduti vengono considerati come un tesoro prezioso, spesso inestimabile, e quando riaffiorano suscitano gioia e sgomento. Eppure, spesso si tratta di un passato non remoto, ma recente. La mente umana però, nonostante le sue millantate grandi capacità, riesce a perdere nei suoi meandri dettagli e cose che non molto tempo prima erano quotidianità. La fotografia è memoria dello sguardo: quante cose ci saremmo persi senza essa! Le auto storiche sono pure memoria, di un tempo non remoto ma passato e spesso dimenticato, di una tecnologia che al giorno d'oggi sorprende e affascina, quasi che i nostri nonni o bisnonni fossero folli o geniali ad utilizzare con nonchalace certi mezzi. A tratti, un tuffo nel passato non fa male. Può essere molto educativo. Trovo per certi versi assurdo l'essere umano che anela al futuro e all'innovazione eppure teme di perdere irreparabilmente il passato...

Cogli l'attimo

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Memoria dello sguardo, sì, ma pure ricordo di ciò che lo sguardo ha solo potuto intuire in un attimo fuggente. Le ali che sfiorano l'acqua e una miriade di goccioline scintilla per un istante nell'aria, andando poi a rifondersi con la superficie placida del laghetto...

E volano via...

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La chiusura di una bella giornata, col rombo dei motori che s'allontanano e la scia colorata che si disperde nell'azzurro del cielo lascia sensazioni contrastanti, tra il dolce delle belle ore passate e l'amaro perché è tutto terminato...

Date alle cose il peso che meritano

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Il peso delle cose, delle azioni altrui, piuttosto che del dolore che ci provocano, è dato solo dal valore che gli attribuiamo. E' sciocco provare dolore per le cose che, in realtà, non sono davvero importanti. Non sono esse stesse a "pesare", siamo noi che attribuiamo loro un "peso". Sta a noi farlo con saggezza e coscienza.

Qui comincia l'avventura...

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... del Signor Bonaventura. Così recitava mia madre quando si cominciava a fare qualcosa di nuovo, che fosse una vacanza, un nuovo anno scolastico o una nuova avventura lavorativa. Quest'ultimo è il mio caso quest'anno: si ricomincia a lavorare da libero professionista, con tutto quel che ne consegue, tra crisi, saturazione della professione, calo generale della professionalità in giro, pretese di "poca spesa, tanta resa" etc. In tutto questo, decisa a non barcollare e neppure a mollare, ma piuttosto a cambiare, non solo forma giuridica, ma anche e soprattutto in genere e modo di scattare. E quindi: ricominciamo con la fotografia sportiva; cominciamo con il ritratto in studio di piccoli amici a quattro zampe e il ritratto ambientato di grandi, fedeli compagni di gare e passeggiate; iniziamo con immagini di stock e diamo spazio alle nuove passioni, come la fotografia di air show e il paesaggio all'infrarosso. Benvenuti quindi nella mia nuovissima vetrina, fatta d

Maschera, ovvero Io e Me

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Persona o personaggio. Dilemma che assilla l'uomo da secoli. Il personaggio, ovvero quella maschera che indossiamo tutti i giorni per convenienza e convivenza, perché il nostro vero IO potrebbe turbare o urtare l'ALTRO. Maschere create perché rientriamo in degli schemi, dettati dalla *morale*, dalle leggi del *quieto vivere*. Maschere che, a volte se non spesso, sono vere e proprie menzogne: colui o colei che appare dolce e delicato, spesso è a prima persona che non esita a pugnalare il prossimo alle spalle.